animal noto, e domestico dell' huomo. Lat. canis.
Bocc. introd. n. 26. E i cani, medesimi, fedelissimi agli huomini.
Dan. Purg. c. 14. Tanto piú truova di can farsi lupi. E Inf. c. 6. Urlar gli fa la pioggia, come cani.
Petr. canz. 4. 8. E ancor de' miei can fuggo lo stormo.
Manda il cane fuor la voce in diversi suoni, e significan sempre cose diverse, de' cui effetti vedi a suo luogo.
¶ Talora si dice cane all' huomo, per villanía, come disse Achille ad Agamennone. '.
Bocc. n. 26. 17. Sozzo can vituperato, che tu se. E n. 68. 20. anzi si vorrebbe uccidere questo can fastidioso.
¶ E anche titolo di barbara Signoría.
G. V. 7. 41. 1. Andò per soccorso alla gran città del Torigi, ad Abagà Cane.
¶ Per infedele, e barbaro. Lat. barbarus, Christianae pietatis inimicus.
Petr. cap. 9. Che 'l sepolcro di Cristo è in man de' cani.
¶ Cane si dice anche quel ferro, col quale i barbieri, cavano altrui i denti, perchè, nel pigliare, ha simiglianza di cane.
E a uno strumento, che adoperano i bottai a tener forte i cerchi, mentre, che gli mettono alle botti:
e a quel ferro dell' archibuso, che tien la pietra focaia.
¶ E cane, a una delle 48. immagini celesti.
E da CANE CANATA. che anche diciamo RABBUFFO. che è un' aspra riprensione. Onde Fare un rabbuffo, Dare una canáta. Lat. malè verbis accipere.
Ber. rim. Io stava come l' huom, che pensa, e guata Quel ch' egli ha fatto, e quel che far conviene, Poi ch' egli è stata data una canáta.
Da questo animale ne traiamo diversi proverbj, come Al cane che invecchia, la volpe gli piscia addosso, che è: come mancano le forze, l' huomo non è stimato. Lat. Annoso leoni, vel lepores insultant.
Mentre che 'l can piscia la lepre se ne va: cioè, chi non sollecita quando e' può, perde l' occasione. Lat. semper nocuit differre paratis.
A can che lecchi cenere non gli fidar farina. A chi non è leale al poco, non gli fidar l' assai.
Aver rispetto al can, per amor del padrone, cioè al servo, per amor del Signore.
Destare il can che dorme. Suscitar qualche cosa, che possa più tosto nuocere, che giovare, che si dice anche Stuzzicare il formicaio, o 'l vespaio. Lat. crabrones irritare. Leonem vellicare.
Il can rode l' osso, perch' e' non lo può inghiottire: cioè non fare, per non potere. Lat. edentalae maxillae.
Can, ch' abbaia, poco morde, cioè, chi fa molte parole, fa pochi fatti.
Can che morde non abbaia invano. Colui, che fa di fatti non parla a vento.
Amici, come cani, e gatti.
Carezze di cane, cortesie, di puttane, inviti d' osti, non può far che non ti costi, detto, perchè il cane, col farti carezze, t' imbratta i vestimenti, e gli osti con gl' inviti, e le puttane, con le cortesie, ti votan la borsa.
Can dell' ortolano: non mangia la lattuga, e non la lascia mangiare agli altri. Lat. canis in praesepi.
Can da pagliaio: abbaia, e sta discosto.
La rabbia è tra i cani: cioè, la discordia è tra i maligni.
Tenere in man, per amor de' cani: modo di dire, e significa, ch' egli è più tosto bene, per qual si voglia rispetto, aver di quel d' altri in mano.
E da CANE CANILE, che vale letto da cani.
Ber. Rim. In questo addosso a due pancacce vecchie Vidi posto un lettuccio, anzi un caníle.